29 Lug
I disturbi del sonno, che includono la riduzione e la frammentazione del sonno notturno, il wandering notturno e la sonnolenza durante il giorno, sono problemi clinici comuni nei pazienti con Malattia di Alzheimer (MA) e sono associati ad un significativo distress da parte del caregiver, ad un incremento dei costi socio-sanitari e ad un aumento della probabilità di istituzionalizzazione del malato.
Il trattamento farmacologico è spesso utilizzato per alleviare queste problematiche, ma esiste una significativa incertezza circa l’efficacia e gli effetti collaterali dei farmaci comunemente utilizzati per questa popolazione di pazienti così particolarmente vulnerabile.
La rivista BJPsych Advances ha recentemente pubblicato una versione abbreviata dell’omonima ben più ampia revisione su questo tema già apparsa l’anno scorso all’interno del Cochrane Database of Systematic Review.
Gli autori, Jenny McCleery, Daniel A. Cohen e Ann L. Sharpley, attraverso un’attenta analisi della letteratura, hanno accertato la presenza di studi adeguatamente robusti sul piano metodologico solo per tre farmaci: la Melatonina e il Trazodone (nome farmaceutico: Trittico), utilizzati in caso di MA da moderata a severa, e il Ramelteon (nome farmaceutico: Rozerem), prescritto a pazienti con MA da lieve a moderata.
Negli studi considerati, i pazienti presentavano una grande varietà di disturbi del sonno, la maggior parte dei quali rilevati attraverso l’actigrafia, un’indagine strumentale semplice ed economica per il monitoraggio del ritmo sonno-veglia.
Dai risultati è emerso che l’impiego di Melatonina, sia ad immediato che a lento rilascio, non determina alcun miglioramento sul sonno dei pazienti, mostrando efficacia pari ad un placebo in riferimento ad aspetti quali il numero di risvegli durante la notte e la sonnolenza durante il giorno; anche il funzionamento cognitivo non ha mostrato alcun miglioramento indiretto in seguito all’introduzione della terapia.
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Il Trazodone a basso dosaggio (50 mg) somministrato alla sera per due settimane, invece, ha dimostrato di migliorare significativamente il tempo totale di sonno notturno e l’efficienza del sonno stesso, sebbene abbia minimi effetti sulla sonnolenza diurna e il numero di risvegli durante la notte e non abbia alcun effetto sul funzionamento cognitivo. Inoltre, come ulteriore nota positiva, l’assunzione di tale farmaco non è risultata associata a seri effetti collaterali.
Il Ramelteon somministrato alla sera, infine, non ha per ora dimostrato di avere alcun effetto di rilevanza clinica né sui disturbi del sonno, né sul piano cognitivo-comportamentale.
Il dato forse più rilevante è la totale mancanza di studi clinici controllati randomizzati (i cosiddetti Randomized Controlled Trials, RCTs) per molti dei farmaci che vengono correntemente spesso prescritti ai pazienti con MA per i disturbi del sonno, incluse le benzodiazepine e gli ipnotici non benzodiazepinici, per i quali c’è una considerevole incertezza circa il bilancio rischi/benefici.
Quest’area di ricerca ha senza dubbio una ricaduta pragmatica importante dal punto di vista clinico, considerando sia la diffusione delle malattie dementigene, sia la frequenza e l’effetto fortemente debilitante dei disturbi del sonno in questi pazienti. Fino a che non si raccoglieranno maggiori dati circa l’efficacia dei vari trattamenti farmacologici disponibili in commercio, l’invito che possiamo trarre da questa revisione non può che essere alla cautela e ad una prescrizione consapevole.