14 Mag
I ricercatori dell’Università di Ginevra hanno osservato il modo in cui i neuroni ricreano un evento passato.
Le cellule situate nell’ippocampo, nel giro dentato e nella corteccia entorinale costituiscono la traccia mnemorica che un ricordo lascia nel cervello.
Per far riemergere un ricordo è necessaria l’attivazione di un numero preciso di cellule: se risultano attivate poche cellule allora la rievocazione non sarà nitida, se invece vengono utilizzate troppe cellule il file si rivelerà inaccessibile. Nell’ultimo caso la memoria rischierà di essere compromessa, esattamente come avviene sul computer quando si tenta di aprire un documento troppo ingombrante.
Per far sì che non vengano utilizzate troppe unità biologiche per l’elaborazione di un ricordo, le cellule nervose reclutate per prime, attivano delle altre cellule ad azione inibitoria per impedire l’attivazione dei neuroni vicini e dunque moderare l’attivazione in una sorta di attivazione controllata.
“Abbiamo – ha commentato Pablo Mendez, – così potuto rafforzare un ricordo, ma anche rimuoverlo. Ora si può studiare se alcuni disturbi della memoria siano legati anche a un cattivo funzionamento di questo meccanismo cerebrale di ottimizzazione delle risorse mnemoniche.”