22 Mag
Smettere di fumare, sarebbe un po’ come smettere di mangiare dolci. O, meglio, frenarsi dal mangiare dolci ha qualcosa in comune con il riuscire a evitare le sigarette. Che i dolci siano una droga per il nostro cervello è cosa ormai ben nota, questo perché gli zuccheri in essi contenuti accrescono i livelli di dopamina che controllano l’attività dei circuiti cerebrali della ricompensa, con un effetto simile a quello innescato da sostanze d’abuso come la cocaina e la nicotina.
Una ricerca pubblicata su Plos One, e sviluppata dalla Queensland University di Brisbane, mette in gioco un altro elemento.
I ricercatori infatti hanno testato su modello animale l’efficacia della vareniclina, un farmaco usato per curare la dipendenza dal fumo. Il suo meccanismo d’azione è noto da tempo: si tratta di un agonista parziale del recettore nicotinico a4ß2 per l’acetilcolina. Ed è per questo che blocca il legame della nicotina, ma stimola ugualmente l’attività del recettore, seppure in misura contenuta, e permette il rilascio graduale di dopamina, riducendo il desiderio delle sigarette e i possibili sintomi di astinenza.
Lo studio, portato avanti su dei topi di un mese, ha dell’incredibile. Le cavie sono state poste di fronte a due bottiglie: una contenente solo acqua, l’altra acqua con saccarosio. Il tutto per periodi di tempo variabili da quattro a dodici settimane, per valutare le variazioni del peso corporeo nel breve e nel lungo termine.
Un mese dopo l’inizio del trattamento, in alcuni animali è iniziata la somministrazione di vareniclina (mezzora prima dell’esposizione alle due bottiglie) per via endovenosa. I ratti trattati con la vareniclina si sono dimostrati meno attirati dalle bevande zuccherate. L’esperimento è stato condotto anche nei confronti della saccarina, il primo dolcificante artificiale a essere scoperto e oggi presente in quasi tutti i dentifrici di produzione industriale. Medesimo l’effetto riduttivo riscontrato nei consumi e nella gestione del peso corporeo.
I risultati dello studio lasciano supporre che gli agonisti dei recettori della nicotina possano ridurre il consumo di alimenti zuccherati attraverso un meccanismo di compensazione simile a quello che viene utilizzato con i pazienti che intendono abbandonare le sigarette.