21 Set
Fin dalle sue origini, la medicina ha avuto un’impostazione androcentrica relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione, ma negli ultimi anni è sempre di più la consapevolezza delle differenze associate al genere per quanto riguarda lo stato di salute e di malattia di ogni persona. Dal 1998 entrambi i generi sono entrati a far parte degli studi clinici europei, ciò ha permesso un confronto fra maschi e femmine e negli anni sono stati molti gli studi che hanno evidenziato come organismo femminile e maschile rispondano in maniera diversa a patologie e trattamenti.
A questo riguardo uno studio pubblicato questo mese sulla rivista Neurology ha mostrato che stessi stimoli provocano effetti diversi sulle riserve cognitive di uomini e donne in età avanzata.
Uno stile di vita sano, in particolare attività quali esercizio fisico e lo svolgimento di compiti cognitivi (lettura, giochi di carte, puzzle), possono attenuare il declino cognitivo associato all’età, ritardare l’insorgenza della demenza e aumentare la riserva cognitiva di ognuno di noi.
È ormai noto che l’attività fisica porta benefici al nostro cervello mantenendo e migliorando la sua integrità, attraverso la crescita neuronale e la plasticità sinaptica.
Questo studio ha però mostrato che il sesso, insieme alla presenza dell’allele APOE4 (marker genetico di predisposizione allo sviluppo della demenza di Alzheimer), influisce sull’effetto che queste stimolazioni positive (fisiche e mentali) hanno sul nostro sistema cognitivo. Lo studio ha indagato l’influenza di sesso e attività fisica o cognitiva sulle riserve cognitive, in particolare sulla memoria e sulla rapidità di pensiero, in un campione di 758 soggetti anziani, di entrambi i sessi. Il campione dello studio includeva differenti sottopopolazioni di anziani: con demenza, con decadimento cognitivo lieve, ovvero una condizione di lieve compromissione cognitiva, che spesso rappresenta l’anticamera della demenza, o senza compromissione cognitiva…
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