10 Feb
Tempo fa ci eravamo occupati di anoressia e di disturbi alimentari in un articolo che aveva attirato numerose attenzioni e che potete trovarequi.
Abbiamo deciso adesso di tornare sull’argomento per merito di una ricerca che permette di svelare se una persona soffre di disturbi dell’alimentazione, come anoressia e bulimia, grazie ad un algoritmo intelligente creato partendo dalla risonanza magnetica.
A mettere a punto l’algoritmo è stato l’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Catanzaro e Milano (Ibfm-Cnr) in collaborazione con l’Associazione ‘Ippocampo’ di Cosenza. Lo studio è stato pubblicato su Behavioural Neurology e mette a fuoco l’importanza degli ultimi studi in ambito di neuroimaging.
Il Cnr ha sottolineato come i disturbi comportamentali dell’alimentazione (Dca) non siano soltanto disturbi psicologici, ma sono caratterizzati anche da piccoli danni neuronali a livello cerebrale osservabili dalle risonanze magnetiche dei pazienti. Da qui il progetto un algoritmo intelligente in grado di distinguere tra individui sani e malati partendo dalle immagini anatomiche dei loro cervelli. Accoppiando al più classico neuroimaging anche le potenzialità dell’intelligenza artificiale, il gruppo di ricerca è riuscito a implementare una metodologia in grado di stabilire precocemente se il soggetto è affetto da disturbi dell’alimentazione. In pratica, chiarisce Isabella Castiglioni, fisico dell’Ibfm-Cnr di Milano, ”abbiamo sviluppato un nuovo sistema di diagnosi automatizzata utilizzando un algoritmo di classificazione che riesce a riconoscere, in modo automatico, se il cervello di un individuo appartiene a un soggetto malato o sano, sfruttando i dati di morfologia cerebrale ricavati da una risonanza magnetica del paziente”.
Per verificare i risultati di questo strumento sono state selezionate 17 donne tra i 18 e i 40 anni, affette da una forma moderata di Dca e una controparte di altrettante donne sane. Lo studio, afferma Antonio Cerasa dell’Ibfm-Cnr di Catanzaro, ”ha mostrato come nell’80% dei casi l’algoritmo distingue correttamente i soggetti malati da quelli sani. Siamo ancora in u a fase sperimentale e per poter applicare questa metodologi in ambito clinico e’ necessario testarla su un campione piu’ vasto. D’altra parte, il sistema ha le potenzialità per essere in grado di riconoscere un paziente anoressico da un bulimico, anche nelle fasi precoci della malattia”.