18 Set
Potrebbe essere un’altra vittima del “cyberbullismo” il 27enne, Andrea Natali, di Borgo D’Ale, piccolo centro del Vercellese, che alcuni giorni fa è stato trovato dalla madre morto impiccato all’interno della loro abitazione. La notizia, rimasta finora riservata, ha iniziato a circolare sui media locali dopo che il padre, durante una messa, ha chiesto pubblicamente che vengano assicurati alla giustizia i responsabili del trauma che potrebbe avere portato il figlio al gesto estremo. A quanto si apprende, infatti, il ragazzo, circa un anno fa, si era rinchiuso in casa, in preda a una forte crisi depressiva, dopo avere scoperto, e subito denunciato alla polizia postale di Biella, che alcuni suoi coetanei avevano pubblicato su una pagina Facebook alcune foto offensive nei suoi confronti – in cui appariva rinchiuso a forza dentro a un bidone della spazzatura e ritratto con un sacchetto della spazzatura in testa – oltre a postare un video su Youtube in cui veniva ridicolizzato e preso in giro. Dopo che la polizia aveva fatto rimuovere i contenuti dal web era stato aperto un fascicolo in procura, del cui iter, però, non si è più saputo nulla.
L’indagine della procura La procura di Vercelli ha avviato un’indagine conoscitiva per far luce sulle cause che hanno spinto un giovane 27 enne della provincia vercellese ai primi di settembre a suicidarsi impiccandosi in camera da letto. Un tragico gesto che potrebbe nascondere una storia di bullismo. La Procura ha aperto un nuovo fascicolo, al momento senza indagati né ipotesi di reato, in seguito alle richieste rivolte a mezzo stampa dai genitori del ragazzo.
Il parere della psichiatra “Dovremmo chiedere all’Unione Europea perché vi sia la massima libertà di denigrazione sul web. Il suicidio del ragazzo di Vercelli è un’ennesima sconfitta per tutti noi”. Lo afferma in una nota la psichiatra Donatella Marazziti, direttore scientifico della Fondazione Brf, ricordando che “sono duecentomila i ragazzi vittima di cyberbullismo in Italia, e non sono protetti in nessun modo dalla legislazione europea”. “Il cyberbullismo annienta psicologicamente le vittime – dice ancora Marazziti – portando a un progressivo abbattimento dell’autostima, fino a giungere alla depressione. Non vi è una politica seria di repressione e prevenzione del fenomeno: si interviene solo il giorno dopo”.