19 Mag
Fra le malattie più diffuse d’Europa c’è la depressione. Ne soffrono 33 milioni di persone, ma solo un paziente su tre sceglie di rivolgersi allo specialista, e di dare una risposta farmacologica al suo malessere.
I numeri sono allarmanti. Secondo le stime dell’OMS, entro il 2030 la depressione raggiungerà il primo posto fra le patologie croniche. Il risultato sarà molto gravoso anche dal punto di vista dei costi economico-sanitari. Si stimano infatti 800 miliardi di dollari annui spesi per assistenza terapeutica, e mediamente 21 giorni di lavoro all’anno persi per ogni lavoratore europeo malato.
“La depressione – spiega Armando Piccinni, Presidente della Fondazione BRF Onlus – è una realtà clinica che merita una maggiore attenzione da parte di tutti gli operatori della sanità. Per un adulto, essere depresso e non curarsi significa perdere settimane o mesi di lavoro, e a volte sconvolgere del tutto la propria vita. Per un anziano equivale all’isolamento, e il rischio che questa situazione diventi cronica è molto elevato. Per un giovane i rischi sono spesso ancora più drammatici: la situazione di depressione e di isolamento amplifica il malessere. La perdita di anni da dedicare allo studio, all’apprendimento e alla formazione provocano un danno che è spesso irrecuperabile. Giovani che hanno subito nella loro vita la battuta d’arresto della depressione sovente vedono cambiare gli obiettivi e il corso della loro esistenza. Prendere coscienza del proprio stato o dello stato dei propri cari è un passaggio obbligato per affrontare il malessere con l’aiuto di uno specialista. Eliminare il silenzio che ruota intorno a chi soffre di depressione sarà nei prossimi mesi uno degli obiettivi principali della Fondazione BRF Onlus, che punterà a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a un argomento che tocca un numero crescente di persone e che spesso viene sottovalutato”.