La depressione è un disturbo dell’umore molto diffuso. Tutti abbiamo avuto l’esperienza di una giornata storta, in cui siamo giù di corda, tristi, più irritabili del solito. Molto probabilmente non si tratta di un disturbo depressivo, ma di un calo d’umore passeggero. La depressione clinica, o maggiore, invece, presenta molti altri sintomi e si prolunga nel tempo.
Secondo il DSM 5 il disturbo depressivo maggiore è definito dalla presenza di almeno un episodio depressivo maggiore che si verifica in assenza di una storia di episodi maniacali o ipomaniacali. La caratteristica essenziale di un episodio depressivo maggiore è un periodo della durata di almeno due settimane durante il quale si presentano almeno uno dei due tra:
- Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni (la persona si sente triste, vuota, disperata, oppure tende al pianto e al lamento).
- Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività che prima interessavano e davano piacere.
Inoltre, si devono presentare almeno quattro dei seguenti sintomi:
- Aumento o una diminuzione significative dell’appetito e quindi del peso corporeo senza essere a dieta.
- Insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni.
- Rallentamento o agitazione psicomotoria.
- Faticabilità o mancanza di energia.
- Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, mantenere l’attenzione e prendere decisioni.
- Sentimenti di inutilità o sensi di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti) quasi ogni giorno.
- Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, che possono andare da un vago senso di morte e desiderio di morire fino all’intenzione di farla finita con una vera e propria pianificazione e tentativi di suicidio.
La caratteristica principale dei sintomi depressivi è la pervasività, questi sono presenti tutti i giorni per quasi tutto il giorno, causando un disagio clinico significativo e compromettendo il normale funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti per la persona.
Per alcuni individui con episodi più lievi, il funzionamento può sembrare normale, ma richiede uno sforzo notevolmente maggiore. Ciò di cui il paziente si lamenta più spesso è l’insonnia o l’affaticamento piuttosto che l’umore depresso o la perdita di interesse; questo può portare a sottodiagnosi. La stanchezza e i disturbi del sonno sono presenti in un’alta percentuale di casi; i disturbi psicomotori sono molto meno comuni ma sono indicativi di una maggiore gravità complessiva, così come la presenza di sensi di colpa deliranti o quasi deliranti. Alcuni individui enfatizzano i disturbi somatici (per esempio, dolori corporei) piuttosto che riferire sentimenti di tristezza. Molti individui riferiscono o mostrano un’aumentata irritabilità (per esempio, rabbia persistente, tendenza a rispondere agli eventi con sfoghi rabbiosi o un esagerato senso di frustrazione per questioni di poco conto). La diminuzione dell’interesse o del piacere per le attività abituali è quasi sempre presente, almeno in una certa misura. Le persone possono riferire di sentirsi meno interessate agli hobby, di “non interessarsi più” o di non provare alcun piacere in attività che prima erano considerate piacevoli. I familiari spesso notano un ritiro sociale o un abbandono di attività piacevoli. In alcuni individui si osserva una riduzione significativa dei precedenti livelli precedenti di desiderio sessuale o di interesse nei confronti del sesso. Le variazioni a carico dell’appetito possono comportarne una riduzione, così come un aumento. Alcuni soggetti depressi riferiscono di doversi costringere a mangiare. Altri possono mangiare di più e desiderare cibi specifici (per esempio, dolci o altri carboidrati). Quando i cambiamenti dell’appetito sono gravi (in entrambe le direzioni), si può verificare una perdita o un aumento di peso significativo. I disturbi del sonno possono assumere la forma di difficoltà a dormire o di sonno eccessivo (Criterio A4). Quando l’insonnia è presente, assume tipicamente la forma di insonnia centrale (cioè, svegliarsi durante la notte e poi avere difficoltà a riprendere sonno) o insonnia terminale (cioè, svegliarsi troppo presto e non riuscire a riprendere sonno). I soggetti che presentano un eccesso di sonno (ipersonnia) possono avere episodi di sonno notturno prolungato o un aumento del sonno diurno. Le alterazioni psicomotorie comprendono agitazione (ad esempio, incapacità di stare seduti, camminare, agitare le mani, tirare o sfregare la pelle, gli indumenti o altri oggetti) o rallentamento (ad esempio, rallentamento dell’eloquio, del pensiero e dei movimenti del corpo; aumento delle pause prima di rispondere; eloquio ridotto nel volume, nell’inflessione, nella quantità o nella varietà dei contenuti, o mutismo). La diminuzione di energia, la stanchezza e l’affaticamento sono comuni. Anche i compiti più piccoli sembrano richiedere uno sforzo notevole. L’efficienza con cui vengono svolti i compiti può essere ridotta. Per esempio, una persona può lamentarsi che lavarsi e vestirsi al mattino è faticoso e richiede il doppio del tempo rispetto al solito. Questo sintomo è responsabile di gran parte della compromissione derivante dal disturbo depressivo maggiore.
Il senso di inutilità o di colpa associato a un episodio depressivo maggiore può includere valutazioni negative irrealistiche del proprio valore o preoccupazioni o ruminazioni colpevolizzanti su piccole mancanze del passato. Questi individui spesso interpretano in modo errato eventi quotidiani neutri o banali come prove di difetti personali e hanno un senso di responsabilità esagerato per eventi spiacevoli. Il senso di inutilità o di colpa può assumere proporzioni deliranti (ad esempio, convinzione di essere personalmente responsabili della povertà nel mondo). Molti soggetti, inoltre, riferiscono una ridotta capacità di pensare, di concentrarsi o di prendere anche piccole decisioni. Possono apparire facilmente distratti o lamentare difficoltà di memoria. Chi è impegnato in attività cognitivamente impegnative spesso non è in grado di svolgerle. Negli anziani, le difficoltà di memoria possono essere la principale lamentela e possono essere scambiate per i primi segni di demenza. Quando l’episodio depressivo maggiore viene trattato con successo, i problemi di memoria spesso si attenuano completamente.
La depressione è un disturbo spesso ricorrente e cronico. Chi si ammala di depressione può facilmente soffrirne più volte nell’arco della vita. Come per altri disturbi psichiatrici non c’è ancora una letteratura sufficientemente robusta e condivisa sulle cause di questo disturbo. Per spiegarle si fa di solito ricorso a modelli di tipo bio-psico-sociale. In generale, si può dire che cause della malattia sono molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, relazioni affettive precoci, avere un caregiver depresso, lutti familiari, problemi di lavoro, relazionali, etc.).
In generale, si identificano due cause principali:
- il fattore biologico, per cui alcuni hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia;
- il fattore psicologico, per cui le nostre esperienze (particolarmente quelle infantili) possono portare ad una maggiore vulnerabilità acquisita alla malattia.
La vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Ad esempio, una persona biologicamente vulnerabile può non ammalarsi mai di depressione.