DISTURBO DA ACCUMULO

La caratteristica essenziale del disturbo da accumulo è la difficoltà persistente a disfarsi o a separarsi dai beni, indipendentemente dal loro valore effettivo. Con difficoltà a disfarsi dei beni si intende qualsiasi forma di disfarsi, tra cui gettare, vendere, regalare o riciclare. Le ragioni principali addotte per questa difficoltà sono l’utilità o il valore estetico percepito degli oggetti o il forte attaccamento sentimentale ad essi. Alcuni individui si sentono responsabili del destino dei loro beni ed è comune il timore di perdere informazioni importanti se ci si distacca da uno di questi beni. Gli oggetti più comunemente salvati sono giornali, riviste, vestiti, borse, libri, posta e documenti, ma praticamente qualsiasi oggetto può essere salvato. La natura degli oggetti non si limita ai beni che la maggior parte delle persone definirebbe inutili o di valore limitato. Molti individui raccolgono e conservano anche un gran numero di oggetti di valore, che spesso si trovano in pile mischiate ad altri oggetti di minor valore.

Le persone con disturbo da accumulo conservano intenzionalmente gli oggetti e provano angoscia, per esempio, ansia, frustrazione, senso di colpa, quando si trovano di fronte alla prospettiva di disfarsene. Gli individui accumulano un gran numero di oggetti che riempiono e ingombrano le aree di vita attive al punto che il loro uso previsto non è più possibile. Ad esempio, gli individui affetti da questi disturbi potrebbero non essere in grado di cucinare in cucina, di dormire nel proprio letto o di sedersi su una sedia a causa del disordine creato dalla quantità di oggetti accumulati. Se lo spazio può essere utilizzato, è solo con grande difficoltà. Le persone con disturbo da accumulo spesso possiedono beni che vanno al di là delle aree di vita attive e possono occupare e compromettere l’uso di altri spazi, come veicoli, cortili, luoghi di lavoro e case di amici e parenti. In alcuni casi, gli spazi abitativi possono essere liberati solo grazie all’intervento di terzi (per esempio, familiari, addetti alle pulizie, autorità locali). Gli individui che sono stati costretti a sgomberare le loro case presentano comunque un quadro sintomatologico che soddisfa i criteri per il disturbo da hoarding perché la mancanza di disordine è attribuibile a un intervento di terzi. Il disturbo da accumulo è diverso dal collezionismo, che rappresenta un comportamento organizzato e selettivo, anche se in alcuni casi la quantità effettiva di beni può essere simile a quella accumulata da un individuo con disturbo da accumulo. Il collezionismo, inoltre, non produce il disordine, l’angoscia o la compromissione tipici del disturbo da accumulo. Alcune caratteristiche comuni ai soggetti affetti da disturbo da accumulo sono l’indecisione, il perfezionismo, l’evitamento, la procrastinazione, la difficoltà a pianificare e organizzare i compiti e la distraibilità. Il disturbo da accumulo sembra esordire presto nella vita. I primi sintomi possono emergere per la prima volta intorno ai 15-19 anni, iniziare a interferire con il funzionamento quotidiano dell’individuo verso i 20 anni e causare una compromissione clinicamente significativa verso i 30 anni. I partecipanti agli studi clinici di ricerca sono solitamente cinquantenni. Pertanto, la gravità dell’hoarding aumenta con ogni decennio di vita, soprattutto dopo i 30 anni. Una volta che i sintomi iniziano, il decorso del disturbo è spesso cronico, con pochi individui che riferiscono un decorso altalenante.