16 Nov
Nasce il primo laboratorio di ricerca sul Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) in Italia. Questo è l’importante traguardo raggiunto dal Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Firenze e dalla Fondazione Brain Research Foundation BRF – Istituto per la Ricerca Scientifica in Psichiatria e Neuroscienze, che hanno firmato una convenzione per costituire DOClab. «Il Disturbo Ossessivo Compulsivo – spiega il presidente di BRF, lo psichiatra Armando Piccinni – è considerato la decima causa di disabilità dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra tutte le patologie. Ecco perché è necessario sviluppare nuove ricerche anche in Italia». «Parliamo – precisa ancora il professor Piccinni – di una condizione psichiatrica caratterizzata da ossessioni e compulsioni: le prime consistono in pensieri, immagini mentali o impulsi involontari, percepiti dalla persona come intrusivi ed irrazionali, che tendono a essere ricorrenti e persistenti e sono vissuti come fonte di intense emozioni negative, quali ansia, paura e preoccupazioni immotivate; le seconde, invece, consistono in comportamenti manifesti o azioni mentali messi in atto in modo ripetitivo in risposta alle ossessioni come strategia di gestione delle emozioni negative che questi ultimi provocano».
«Il Disturbo Ossessivo Compulsivo – sottolinea Piccinni – è un’area di ricerca che merita un maggiore impegno ed approfondimento nel nostro Paese: non è presente un laboratorio di ricerca specificamente dedicato, che abbia la funzione di permettere a ricercatori di differenti atenei di confrontarsi su questa tematica. L’idea di un laboratorio universitario congiunto di ricerca per lo studio del DOC nasce proprio dalla necessità di riconoscere una maggiore attenzione della ricerca nel panorama di ricerca in Italia in merito ai meccanismi neurobiologici e psicologici coinvolti in questo disturbo».
Le attività mireranno, tra le altre cose, a sviluppare protocolli di ricerca attraverso la conduzione di studi sperimentali ed osservazionali su bambini, adolescenti o adulti non-clinici e clinici; a partecipare a bandi di ricerca sul DOC; a sviluppare strumenti di valutazione del DOC e dei suoi correlati clinici (test, interviste etc.), che possano essere utilizzati sia nella pratica clinica che nella ricerca; elaborare progetti di ricerca sull’identificazione precoce del DOC. Determinante sarà anche favorire lo scambio di conoscenze sul DOC tra ricercatori universitari ed operatori dei servizi che si occupano di questa problematica, attraverso l’organizzazione di convegni, tavole rotonde, seminari e giornate scientifiche.