11 Jan
“Il gravissimo fatto di sangue di Ferrara ci riporta, seppure con motivazioni non identiche, a Verona e a Pietro Maso, ma ci restituisce una popolazione adolescenziale che, al netto di questo acme, vive una realtà parallela e ormai virtuale, fatta di fake e di completa assenza di empatia verso la morte” spiegano la prof.ssa Donatella Marazziti e il sociologo della salute, Mario Campanella della Fondazione Brf Onlus – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze (www.fondazionebrf.Org) , l’ente presieduto dal prof. Armando Piccinni.
“Siamo dinanzi a una sovrapposizione inconscia della realtà, che non è quella oggettiva di vita e di morte, di sorrisi e dolori, ma un costrutto nel quale basta un rimprovero per scatenare un progetto covato di fantasie che vengono addirittura condivise e diventano predominanti sino alla concretizzazione di un duplice omicidio dei propri genitori. In quel perverso afflato indennitario – spiegano Donatella Marazziti e Mario Campanella – si compie una sorta di rituale sostitutivo: non è più Edipo che sovrasta, ma Narciso, incapace di contenere una lesione alla sua onnipotenza. Il problema è che oggi almeno 200 mila ragazzi, un dato che raddoppia annualmente, non escono di casa per stare davanti al PC e altri 400 mila, sempre nella fascia di età 14-19 anni consumano alcol più di due adulti messi insieme: si tratta di fenomeni che sono trasversali e che fanno capire come la marginalità valoriale non trovi accoglienza e contenzione in nessun luogo”.