14 Sep
«Nessuno vuole sentir parlare di morte, tantomeno questa società che non vuole invecchiare». Esordisce così il professor Diego De Leo, professore emerito di psichiatria e unanimemente considerato come uno dei massimi esperti di suicidi al mondo. «La nostra società ha un problema ad accettare la finitudine delle cose. Da una parte si illude di poter creare un’aspettativa di vita fino a cent’anni, dall’altra si convince che il suicidio riguardi solo i malati mentali. Ma questa è una sciocchezza», spiega ancora lo psichiatra De Leo.
Il Covid-19 ha dimostrato l’intrinseca fragilità di noi esseri umani, e il suicidio è diventato uno dei temi centrali del nostro tempo, per quanto spesso non venga considerato tale.
Durante il 2020, l’anno in cui la pandemia da COVID-19 ha avuto inizio, si è assistito a un notevole clamore mediatico riguardo a un presunto aumento dei suicidi. Tuttavia i dati effettivi hanno dimostrato una sostanziale stabilità nei tassi di suicidio, contraddicendo le previsioni allarmistiche. È importante notare che, sebbene questa stabilità sia un buon segnale, il mantenimento dello status quo dovrebbe comunque essere motivo di preoccupazione.
Sempre più spesso gli esperti evidenziano la necessità di una strategia nazionale, che però sembra molto lontana.
Un impegno a livello nazionale è fondamentale per proteggere la salute mentale della popolazione. Per questo è necessaria una maggiore coordinazione per affrontare il problema. Ma è fondamentale anche avere dei dati aggiornati, fornire risposte tempestive e gestire al meglio i cluster di suicidi o contagio emotivo. Bisogna poi ricordare che è necessario distinguere tra tentativi di suicidio e suicidi effettivi. I tentativi di suicidio comprendono comportamenti che vanno dalle autolesioni ai gesti dimostrativi e possono variare notevolmente in gravità. La definizione precisa è cruciale per comprendere appieno il fenomeno…