25 Mar
Un sentito ringraziamento a tutti i farmacisti «per la grande prova di impegno e abnegazione» mostrata durante l’emergenza Covid-19 e che continuano a dimostrare. Un plauso speciale ai 26 colleghi che hanno pagato con la vita la lotta alla pandemia: «il loro sacrificio è un esempio altissimo e nobile dei valori della nostra professione». Ma anche tante proposte per il futuro perché il ruolo del farmacista vivrà nuove evoluzioni: «non deve limitarsi alla dispensazione dei farmaci, che resta indispensabile, ma deve partecipare alla presa in carico del paziente, in particolare quello affetto da patologie croniche». Questo è l’ampio quadro tracciato dall’onorevole Andrea Mandelli, presidente della Fofi (la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani), in esclusiva a Professione Sanità.
Presidente Andrea Mandelli, partiamo da principio: quali sono stati e sono i principali problemi che i farmacisti, impegnati sin da subito in prima linea contro il Covid, hanno dovuto affrontare?
Difficile distinguere i problemi per gravità: si è trattato di entrare improvvisamente in una dimensione completamente nuova. Ci si è dovuti organizzare immediatamente per garantire l’accesso alle farmacie in piena sicurezza per i cittadini ma anche per i farmacisti, in un momento in cui i dispositivi di protezione erano irreperibili per tutti. All’emergenza mascherine, poi, si è affiancata quella dei geli disinfettanti e qui da subito abbiamo messo i farmacisti in condizione di poterli produrre nei laboratori galenici. Poi hanno cominciato a scarseggiare le bombole per l’ossigenoterapia domiciliare, soprattutto nelle zone più colpite come la provincia di Bergamo. Questi sono gli aspetti che i giornali hanno trattato ampiamente, ma meno si è considerato, per esempio, che gli ambulatori di medicina generale erano ben poco accessibili e ottenere le prescrizioni di farmaci era diventato molto difficile…
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