08 Sep
Può sembrare un’esagerazione, ma a dichiararlo è uno studio americano: la riduzione del dolore da cefalea che, in Europa, colpisce il 47% della popolazione adulta ed il 20% di quella infantile, potrebbe ridursi del 70% grazie alla fisioterapia. La riduzione, conseguentemente, riguarda anche l’assunzione di farmaci (-50%) e le possibili disabilità sociali con i relativi costi. Questi i risultati di uno studio, in fase di pubblicazione, su oltre 100 pazienti, presentato in occasione del congresso nazionale dei Fisioterapisti AIFI-SIFIR, in corso a Lecce fino al 12 ottobre. Lo studio è stato coordinato da James Dunning, fisioterapista americano docente all’Università dell’Alabama, in collaborazione col collega italiano Firas Mourad, specializzato in terapia manuale, dottorando all’Università di Madrid Rey Juan Carlos. “La fisioterapia rende possibile un’importante riduzione del dolore e di tutte le sue possibili conseguenze – spiega Dunning – come, ad esempio, la conseguente disabilità, la frequenza, l’intensità e la durata degli attacchi. Questa diminuzione dei sintomi comporta implicazioni importanti soprattutto nella riduzione dell’assunzione di farmaci antidolorifici, fino al 50%. Un risultato molto importante non solo per i risparmi per i sistema sanitari nazionali, ma anche per il paziente dal momento che i farmaci antinfiammatori spesso hanno conseguenze avverse”.
Certo è che alcune patologie complesse, come la cefalea e l’artrosi, precisa Davide Albertoni, presidente del Gruppo di Terapia Manuale dell’AIFI, ”richiedono una formazione sempre più specialistica del fisioterapista. Non a caso l’assenza, in Italia, di un ordine professionale che certifichi la qualità del fisioterapista – conclude il presidente AIFI, Mauro Tavarnelli – richiede per il paziente uno sforzo in più: individuare un fisioterapista vero, laureato in fisioterapia che è una laurea abilitante e con competenze specialistiche adeguate al suo problema”.