12 Jan
Un esame del sangue potrà servire per diagnosticare la depressione e per determinare quanto sono efficaci i trattamenti farmacologici prescritti a ogni soggetto. È quanto emerso da un nuovo studio condotto da un team di ricerca dell’Università dell’Illinois a Chicago, pubblicato su Molecular Psychiatry, che ha identificato un nuovo biomarcatore del disturbo psichico. Si tratta dell’adenilato ciclasi, una piccola molecola che si trova all’interno delle piastrine e che viene prodotta in risposta a neurotrasmettitori come la serotonina e l’adrenalina.
Quando si è depressi, il livello di questa molecola è particolarmente basso a causa del blocco di una proteina, la Gs alfa, ha spiegato Mark Rasenick, ricercatore che ha condotto lo studio. “Quello che abbiamo sviluppato è un test che non solo può indicare la presenza di depressione, ma può anche indicare una risposta terapeutica con un singolo biomarcatore”, ha aggiunto Rasenick.
Secondo i ricercatori dell’Università dell’Illinois tramite questo esame del sangue sarebbe potenzialmente possibile valutare se le terapie antidepressive stanno funzionando, anche già una settimana dopo l’inizio del trattamento. “Poiché le piastrine si trasformano in una settimana, si vedrebbe un cambiamento nelle persone che stanno per migliorare”, ha spiegato Rasenick sottolineando che, al momento, per determinare se gli antidepressivi stanno funzionando sono necessarie in media diverse settimane, talvolta mesi. I risultati emersi dallo studio, dunque, oltre a rappresentare un passo importante verso una medicina personalizzata, potrebbero rivoluzionare sia la diagnostica sia la terapia contro la depressione…