17 Nov
Leonardo Tondo è uno dei più importanti esperti di disturbi dell’umore, e insegna psichiatria al prestigioso MC Lean di Boston e dirige il Centro Lucio Bini. Mario Campanella, giornalista e membro del comitato scientifico della Fondazione BRF, lo ha incontrato per un’intervista esclusiva relativa alle novità inserite nel DSM V rispetto ai disturbi dell’umore.
Cosa è cambiato nell’ultimo Dsm V in fatto di criteri?
Non si parla più di disturbi dell’umore ma di distubi bipolari con mania e ipomania (meno grave) e disturbi depressivi. Nei bambini e adolescenti si parla invece di disturbo da disregolazione dirompente dell’umore. Per i criteri, è stato incluso quello sull’aumento di energia e attività per la mania o ipomania. Non c’è più la diagnosi di episodio misto che invece è un ‘modificatore’ che si applica sia alla depressione e sia alla mania o ipomania. Nuovo è anche il disturbo bipolare specificato per quelle persone con disturbo depressivo maggiore e ipomania ma senza la necessità che vengano soddisfatto il criterio precedente della durata di almeno 4 giorni. Inoltre, il disturbo correlato verrebbe diagnosticato se non sono presenti sintomi sufficienti per la diagnosi di bipolare di tipo II anche se la durata è uguale o superiore a 4 giorni. Invece, per i disturbi depressivi, quello distimico del DSM-IV è diventato disturbo depressivo persistente, che include anche quello cronico. I criteri non sono cambiati però, come già detto, se sono presenti almeno tre sintomi per un episodio maniacale si può fare diagnosi di disturbo depressivo con caratteristiche miste. Un nuovo approccio è anche la considerazione della suicidalità che viene più definita rispetto a prima.
Il Dsm-5 parla sempre dei 4 criteri per mania e ipomania (se l’umore è irritabile). Quindi, possiamo dire che un’alternanza di umori senza sintomi specifici (cioè avere oscillazioni di tristezza e di gioia) non è malattia?
Non è mai stata malattia l’alternanza fra tristezza e gioia.
Non ritiene possa esserci il rischio di una eccessiva diagnosi di bipolarita?
Sì, se il clinico non conosce il disturbo bipolare. In realtà, quello che accade è il contrario e cioè che si emettano poche diagnosi di disturbo bipolare (per una mancata identificazione di ipomanie passate) e si trattino i pazienti con antidepressivi che possono peggiorare la condizione del paziente provocando, appunto, dei rapidi cambiamenti di umore.
Da cosa differisce l’ipomania rispetto a momenti di estrema gioia o di buonumore?
Dalla presenza di sintomi che vanno differenziati dalle comuni espressioni emotive. D’altro canto, sia la persona interessata sia una persona molto vicina sa distinguere le sue reazioni abituali da quelle eccessive, sempre che sia stato presente almeno un episodio depressivo.
L’aumentata energia di cui parla il Dsm per la ipomania è diversa dall’umore asintomatico di chi supera una fase depressiva?
È, appunto, una aumentata energia, non in riferimento alla condizione depressiva ma precedente, ma aumentata rispetto ai livelli abituali dell’individuo.
Una ipomania indotta da antidepressivo che regredisce alla sospensione del farmaco, cosa può essere considerata? Un disturbo indotto da sostanze?
In generale, sì, ma è sempre bene tenere conto di questa circostanza perché potrebbe indicare la presenza di una bipolarità non ancora espressa.