14 Jan
È la depressione, seguita dall’ansia, il disturbo mentale più frequente, che incide pesantemente su qualità ma anche sulla durata della vita: ruba in media ben 20 anni. A ribadire che la salute è fatta di benessere fisico e anche psicologico, è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, nel Piano per la Salute mentale 2013-2020, appena pubblicato sul sito del Ministero della Salute, rilancia la sfida di una “risposta globale” al problema e denuncia: “ancora troppe poche persone hanno accesso ai trattamenti”.
La depressione riporta l’Oms, “è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale”, più frequente nelle donne e tra persone disagiate economicamente. Troppo spesso taciuta, ha conseguenze che non vanno sottovalutate: “aumenta del 40-60% rispetto al resto della popolazione il rischio di morte prematura” e “riduce l’aspettativa di vita di circa 20 anni”. La mortalità tende a essere più elevata non solo perché aumenta il rischio di suicidio ma anche perché spesso è accompagnata da “tabagismo, sedentarietà, alimentazione squilibrata, consumo eccessivo di alcol e altre sostanze”. Pertanto influisce su altre malattie, quali cancro, obesità e patologie cardiovascolari. A sua volta, inoltre, ne è influenzata: chi è malato tende a deprimersi. Oltre alla depressione ci sono però anche altri frequenti problemi psicologici, come ansia, disturbi bipolari, schizofrenia, dipendenze.
Complessivamente, nella popolazione europea, secondo il Piano d’Azione Europeo per la Salute Mentale, messo a punto sempre dall’Oms, “i disturbi mentali rappresentano di gran lunga la principale categoria di malattie croniche, pari a poco meno del 40%. Il disturbo depressivo rappresenta da solo il 13,7% del carico di malattia ed è quindi la più diffusa malattia cronica in Europa”. I costi economici sono altissimi. Tanto che i disturbi mentali sono la causa di disabilità cui bisogna ricondurre il 44% delle prestazioni sociali e pensioni di invalidità in Danimarca, il 43% di quelle in Finlandia e Scozia e il 37% in Romania. Ma oltre ai costi diretti, ci sono quelli indiretti: “un recente studio ha stimato che l’impatto cumulativo dei disturbi mentali a livello mondiale in termini di perdita della produzione economica ammonterà a 16.300 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2030”. Realizzare una ‘governance’ della salute mentale, prevenirne i disturbi, cercare di dare a più persone possibile gli strumenti per curarli attraverso servizi socio-sanitari integrati: questi gli obiettivi del Piano dell’Oms, ancora tutto da implementare. La carenza di trattamenti denuncia l’organizzazione, “è considerevole in tutto il mondo”. Al punto che tra il 76% e l’85% delle persone con disturbo mentale grave nei paesi a basso e medio reddito non ricevono alcun tipo di trattamento” e anche per quanto riguarda i paesi ad alto reddito le cifre “sono elevate, tra il 35% ed il 50%”. Scarsa disponibilità di farmaci rispetto a quelli per altre malattie e carenza di personale formato per cure di tipo non farmacologico, costituiscono “le principali barriere a cure adeguate”.