27 Jun
In tanti l’avevano detto e annunciato già in tempi non sospetti: il ritorno alla vita ordinaria dopo mesi di smart working non sarebbe stato – e non è – così facile e immediato. E ora anche una ricerca, condotta da Sodexo, rivela numeri e dati che fanno rabbrividire: ansia (+86%), stress post-traumatico (+51%), aumento di peso (+20 kg per il 10% degli adulti) e burnout (+44%). Ecco le problematiche che stanno colpendo i dipendenti nel mondo in questa fase di ripartenza.
Scenario negativo anche in Italia: dalla ricerca citata sono emerse diminuzione dell’attività fisica (76%), incertezza verso il futuro (71%) e ansia per la salute (49%). Il welfare aziendale, dicono gli esperti, va ripensato ancor più a supporto del benessere dei lavoratori dopo un così lungo periodo di smart working di cui pure non si può tener conto. La graduale ripartenza, grazie alla campagna vaccinale e complice l’arrivo della bella stagione, porterà sempre più dipendenti a tornare in ufficio. Gli effetti della pandemia, però, continuano a essere ancora ingenti dal punto di vista psicofisico per i lavoratori. Anche una recente ricerca di Mental Health Index ha mostrato come i dipendenti di età compresa tra i 40 e i 59 anni abbiano sofferto di un declino cognitivo negli ultimi mesi con un aumento di casi di stress post-traumatico del 51% rispetto a gennaio.
Sugli stessi numeri e sulle stesse problematiche si muove, come detto, lo studio condotto da Sodexo in partnership con Harris Interactive su quasi 5mila dipendenti in 8 nazioni, tra cui l’Italia: basti pensare che il 37% dei dipendenti in periodo di smart working non ha fatto nulla per migliorare la propria salute mentale e il 75% ha ammesso che questi problemi hanno influenzato negativamente la produttività. E ancora, l’81% ha dichiarato che dovrebbe essere responsabilità dell’azienda farsi carico di soluzioni per migliorare il benessere psicofisico.