16 Ago
Al mare, in montagna o visitando nuove città. Cosa importa se le lunghe estati da trascorrere pigramente in spiaggia sono un ricordo del passato? Quel che conta è andare finalmente in vacanza. E se la crisi economica impone ulteriori tagli alla loro durata, le ferie sono necessarie per ritrovare la carica. Per sfruttare al meglio l’astensione dal lavoro e per evitare che il rientro si trasformi in un incubo, ci viene in aiuto un po’ di buon senso neuroscientifico. E non crucciamoci se le vacanze non sono lunghe come quelle dell’infanzia. «Le basi neurofisiologiche del funzionamento del nostro cervello suggeriscono che staccare totalmente la spina potrebbe avere un costo eccessivo da pagare al rientro in termini di memoria, funzioni esecutive e capacità di gestione dello stress» spiega infatti Giuseppe Di Pellegrino del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive dell’Università di Bologna a Cesena. Insomma, se il picco degli ormoni del relax avviene dopo 8 giorni di riposo, due settimane «off» potrebbero essere l’ideale per rigenerarsi senza patire troppo il rientro.
La quotidianità lavorativa ci vede impegnati nello svolgimento di vari compiti diversi, spesso quasi contemporaneamente: «Senza che ce ne accorgiamo, continuamente spostiamo la nostra attenzione e ricollochiamo le nostre limitate risorse cognitive; con la pratica, acquisiamo automatismi e alleniamo quei meccanismi di controllo cognitivo che ci permettono di ignorare gli stimoli che ci potrebbero distrarre dal compito» spiega il neurologo. «Questo impegna tremendamente la nostra corteccia cerebrale nella zona frontale e del cingolo e la sera siamo esausti».
Il riposo è necessario
Ci vuole quindi riposo per fronteggiare il logorio dello stress e della concentrazione mantenuta per troppo tempo. Esattamente come un atleta interrompe regolarmente l’allenamento muscolare, così va impedito il sovraccarico del nostro cervello. Ad esempio, con il sonno. Dormendo, si consolidano le tracce più significative e le informazioni secondarie, il cosiddetto rumore di fondo, vengono cancellate. Qualche cosa di simile accade in vacanza, secondo il neurologo: «Il brusio della vita di tutti i giorni scompare e siamo finalmente liberi di concentrare le nostre risorse per riflettere su quanto conta davvero e anche di svagarci».
Proprio dalla necessità di dare ai lavoratori una pausa è nato il diritto alle ferie pagate, nel 1871, con il «Bank Holiday Act» che sanciva quattro giorni di ferie per i dipendenti delle banche del Regno Unito. L’idea fu di Sir John Lubbock, un liberale consapevole che la rivoluzione industriale aveva cancellato i tradizionali ritmi di lavoro e riposo della società inglese. Sir Lubbock era un grande amante del cricket tanto che, nelle sue intenzioni, i quattro giorni di ferie sarebbero dovuti servire proprio a questa attività.
La memoria intasata
Ma cosa significa svagarsi? «La varietà fa bene al nostro cervello» spiega Di Pellegrino. E così, vivere nuove esperienze e visitare luoghi mai visti è senz’altro positivo, nonostante il piccolo costo da pagare dovuto alla rottura degli automatismi che ci permettevano di operare accuratamente, in fretta e senza fatica. «Le nuove informazioni si accumulano e interferiscono con quanto era già archiviato in memoria perché sono più recenti e quindi disponibili in modo più immediato. Al rientro, riattivare i vecchi automatismi richiederà un maggior consumo energetico, cioè più fatica». Questo va messo in conto quando si contemplano le opportunità fornite da una vacanza lunga, che prevede di raggiungere luoghi lontanissimi e svolgere attività del tutto nuove.
L’intuizione creativa
Per questo, a volte, per trovare sollievo può bastare qualche giorno. Un fine settimana nella natura è un periodo troppo breve per perdere l’allenamento acquisito con l’esercizio quotidiano, e quindi non richiederà sforzi aggiuntivi al rientro, ma ci può portare dei benefici inaspettati, come idee e soluzioni originali. «L’aumento di creatività è dovuto al fatto che il nostro cervello continua a lavorare, elaborando informazioni attraverso processi che non raggiungono la soglia della coscienza». Chi svolge un’occupazione molto ricca di stimoli avrà meno difficoltà di chi ha un lavoro routinario o ricco di stress.
Per rendere il rientro meno faticoso, beneficiando al massimo delle ferie, le neuroscienze consigliano di mantenere allenate quelle funzioni cognitive utilizzate di consueto, come la capacità di concentrarci e di passare da un compito all’altro velocemente (il cosiddetto task switching). «Non dobbiamo rifiutarci di pensare al passato; riattivare mentalmente le informazioni lavorative durante la vacanza può essere sufficiente» dice Di Pellegrino. «Leggere un libro impegnativo, scrivere qualche riga, riflettere». In questo modo, l’inizio settembrino non sarà una partenza in salita ma richiederà solo un «cambio di marcia» mentale.