05 Gen
“Di tutti i sensi, l’odorato è quello che mi colpisce di più. Come fanno i nostri nervi a farsi sfumature, interpreti sottili e sublimi, di ciò che non si vede, non si intende, non si scrive con le parole? L’odore è come un’anima, immateriale”. Parola di Marcel Hanoun. Parola che adesso si dimostra avere un fondamento scientifico. Infatti secondo una recente ricerca gli odori, e soprattutto i ricordi profondi che questi evocano, possono cambiare la maniera in cui le persone pensano e si comportano.
La ricerca è australiana, e apre numerose strade a potenziali ricerche nel trattamento di stress, aggressività, perdita di memoria o altri sintomi di demenza. E offre rinnovata credibilità all’aromaterapia. In esperimenti su centinaia di api da miele, scienziati dell’Università di Melbourne, con la collaborazione di colleghi delle Università del Queensland e di Tolosa in Francia, hanno esaminato gli effetti di diversi odori sul comportamento. Odori come la lavanda aiutavano a tenere calme le api, mentre odori floreali attivavano la parte del cervello associata alla memoria.
Nella ricerca pubblicata su Nature Communications, è stato esaminato come le api utilizzavano elementi di memoria e con quali priorità. In uno degli esperimenti, le api sono state ‘addestrate’ a sporgere la ‘lingua’ in risposta a un odore precedentemente associato a una ricompensa di sciroppo zuccherato. I risultati suggeriscono che l’olfatto è importante per formare ricordi e che guida il comportamento. Questo può in parte spiegare perché la demenza sia associata alla perdita dell’odorato, aggiunge. “Capire come funzionino questi inneschi molecolari nel cervello sarà di grande aiuto nel trattare la perdita di memoria, offrendo dei meccanismi per mantenerla attiva”.
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