29 Mag
Identificati 6.500 geni che ‘si accendono’ in maniera diversa negli uomini e nelle donne.
Tali geni controllano aspetti diversi che vanno dai muscoli alla peluria, dall’accumulo di grasso alla produzione di latte, e potrebbero spiegare molte differenze di genere nella suscettibilità ad alcune malattie così come nella risposta ai farmaci.
L’evoluzione con questi geni è stata poco selettiva, favorendo di fatto la diffusione di mutazioni che possono determinare problemi come l’infertilità.
A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista BMC Medicine dall’istituto Weizmann di Israele.
Alla base ci sono i dati raccolti dal progetto GTEx, un grande studio che ha analizzato i geni ‘accesi’, ossia espressi, nei vari organi e tessuti del corpo umano di quasi 550 adulti di entrambi i sessi, portando alla realizzazione della prima mappa delle differenze genetiche tra uomini e donne.
I coordinatori della ricerca, Shmuel Pietrokovski e Moran Gershoni, hanno usato questa banca dati per valutare nello specifico l’espressione di 20.000 geni, arrivando così a identificarne 6.500 che sono ‘accesi’ in modo diverso tra maschi e femmine in almeno un tessuto dell’organismo.
Oltre ai geni legati a caratteristiche specifiche del sesso, come la peluria o la produzione di latte, ne sono emersi molti altri insospettabili. E’ il caso di alcuni geni ‘accesi’ solo nel ventricolo sinistro del cuore della donna, tra i quali uno in particolare, legato all’uso del calcio, che tende a spegnersi con l’avanzare dell’età, probabilmente aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e osteoporosi dopo la menopausa. E’ stato trovato anche un gene espresso prevalentemente nel cervello delle donne che potrebbe proteggere i neuroni dal Parkinson.
I ricercatori hanno scoperto che la selezione naturale è stata più indulgente con le mutazioni sesso-specifiche contenute in questi geni, soprattutto quelle legate al genere maschile, favorendone di fatto la diffusione.
Da qui l’idea che uomini e donne non abbiano seguito lo stesso cammino evolutivo, bensì due percorsi separati e interconnessi fra loro: l’evoluzione umana sarebbe dunque da rileggere come una co-evoluzione.
fonte:
www.ansa.it