Madri che uccidono i figli: orrori e oscurità dietro le storie italiane di infanticidio. Ecco cosa dice la psichiatria a proposito della “sindrome di Medea”

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Samuele, Loris, Elena, e ora Diana, la piccola di diciotto mesi lasciata sola in casa, a Milano, dalla madre Alessia Pifferi per sei giorni e morta di stenti. Una lista lunga e dolorosa di bambini che perdono la vita per mani delle loro madri. Ogni volta si resta sgomenti di fronte a questi eventi che sembrano manifestarsi come un fulmine a ciel sereno portando sgomento e smarrimento, incredulità e indignazione.

Lo sconcerto è l’unica reazione immediata e poi arrivano le riflessioni, i se, i ma, i perché, gli “avrebbe potuto”. Cosa può accadere a queste madri? Perché scaricano la loro rabbia, tensione, insoddisfazione – direttamente o indirettamente – nei corpi dei loro bambini? Perché non scelgono di darli in adozione o in affido, affinché possano vivere una vita, la loro, in un modo certamente migliore? Sono tante le domande che prendono posto allo sgomento e all’incredulità. La figura della madre d’altronde è da sempre associata a sentimenti e atteggiamenti di protezione verso la propria prole. Nelle madri-Medea si riscontra una metamorfosi crudele la felicità della maternità non è più quella di donare la vita bensì unicamente quella di possedere un figlio ideale. Nel caso in cui il figlio si allontana da tale ideale deve essere ripudiato. Tante depressioni post-partum affermano di tale rifiuto che trova la sua rappresentazione più malvagia nel cammino verso l’azione dell’infanticidio.

Gli psichiatri spiegano questi delitti con un momento di buio nella testa, un disagio dissimulato con i familiari più stretti, un’alterazione psichica che porta le mamme ad uccidere e, a volte, a inscenare scuse senza fondamento per crearsi un alibi inesistente. Il problema del figlicidio è significativo. È un numero enorme: sono 472, negli ultimi vent’anni, i figli uccisi dai genitori in Italia. La cosa ancora più disarmante è che le varie perizie psichiatriche spesso non riescono a spiegare e portare alla luce i veri motivi e le cause.

«Nessun crimine è più difficile da capire dell’uccisione di bambini da parte dei loro genitori. Ma questo tipo di omicidio è sempre esistito. Le donne raramente uccidono, e quando lo fanno di solito uccidono il proprio marito. Tuttavia, il secondo obiettivo più frequente delle donne assassine è rappresentato dagli altri membri della famiglia, inclusi i figli (Rougé-Maillart, Jousset, Gaudin, Bouju, & Penneau, 2005)»…

 

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