22 Nov
Joel Paris è il più noto psichiatra canadese, uno dei più importanti specialisti al mondo di disturbo di personalità borderline, autore di diverse pubblicazioni scientifiche sui disturbi dell’umore. Ma è anche l’autore del libro Lo spettro bipolare (Raffaello Cortina Editore), nel quale critica l’ampliamento dei criteri per le diagnosi di bipolarità.
Mario Campanella, membro del Comitato Scientifico della Fondazione BRF Onlus, ha incontrato Joel Paris e ne ha tratto un’intervista in esclusiva per il sito della Fondazione BRF Onlus.
“Il disturbo bipolare di tipo II – esordisce Paris – esiste e io non contesto affatto l’esistenza di questa malattia”.
Cosa contesta allora?
Contesto il fatto che non vengano applicati correttamente i criteri diagnostici e cioè che si parli di ipomania senza che vi siano gli elementi previsti: quattro giorni almeno di consistente e anormale aumento dell’umore, senza variazioni di giorno e di ora. In questi casi, ovvero quando non c’è ipomania, non si può fare diagnosi di Disturbo Bipolare di tipo II e non si devono prescrivere i farmaci antimaniacali. Voglio specificare, però, che il disturbo bipolare II non è una moda.
Anche sull’irritabilità lei esprime dubbi…
L’umore irritabile è un sintomo comune che può essere facilmente male interpretato come ipomania. Ciò che dico io è che bisogna anche distinguere tra instabilità dell’umore in risposta a fattori di stress dal disturbo dell’umore episodico. Un concetto ritenuto valido da Leonardo Tondo, direttore del Centro Lucio Bini e ricercatore al prestigioso Mc Lean Hospital affiliato alla Harvard Medical School.
Tondo afferma infatti che “la sola alterazione dell’umore non basta, ma è necessario che vi siano sintomi specifici e che abbiano una certa durata. E’ anche probabile che alcune scelte del Dsm V, di allargamento dello spettro, siano state dettate da esigenze pratiche e assicurative, rivolte a una parte di popolazione statunitense che, in questo modo, può avere accesso alle cure e ai rimborsi”.