11 Mag
Questo mese il numero di Brain è dedicato al festival che la Fondazione BRF organizza annualmente. Siamo ormai giunti alla terza edizione di “Lucca in Mente”. Una finestra sulle neuroscienze, sulla letteratura e sull’attualità culturale che ruota attorno al mondo del cervello.
Saranno ospiti neuroscienziati di livello internazionale che esporranno idee, concetti, esperienze personali, affiancati da scrittori e personaggi dello spettacolo che creeranno un’atmosfera di conoscenza ed al contempo di festa.
Il significato di una manifestazione come quella di “Lucca in Mente” è quella di focalizzare l’attenzione del pubblico sul tema dei disturbi psichici, con l’obiettivo di attenuarne l’alone di stigma che li avvolge e contribuire così alla diffusione delle conoscenze sul cervello che il progresso scientifico arricchisce ed incrementa ogni giorno.
Lo stigma è descritto nel vocabolario Treccani come la «attribuzione di qualità negative a una persona o a un gruppo di persone, soprattutto rivolta alla loro condizione sociale e reputazione».
Stigma significa marchio, etichettatura negativa, condanna sociale e colpevolizzazione.
L’idea comunemente diffusa è che i disturbi psichici non abbiano rimedio e siano pericolosi. Spesso le famiglie, ed in particolari le madri, vivono la condizione dei figli con problemi psichici con un senso di colpa personale, una sorta di incapacità per aver generato una persona sofferente o per aver esercitato un ruolo educativo in modo sbagliato, cosa che avrebbe aperto la strada alla malattia.
Il passo immediatamente successivo è vivere tale condizione con un senso di turbamento e di vergogna che dura tutta la vita.
Il cervello, nel sentire comune, continua ad essere un organo affascinante e misterioso, ma allo stesso tempo imperscrutabile ed indomabile. L’idea che questo organo possa sì ammalarsi come tutti gli altri organi, ma che possa essere curato come il cuore, il rene ed il polmone è per la maggioranza delle persone un’idea che genera scetticismo e diffidenza. La malattia mentale nel linguaggio comune è ancora identificata come “la pazzia”, una manifestazione del cervello incomprensibile ed inguaribile…