21 Ott
“Viviamo in un tempo in cui continuamente ci stupiamo per quanto accade. Le nostre giornate sono un rinnovare le domande e lo stupore ad ogni evento estremo. Abbiamo sempre detto e scritto le stesse cose dopo ogni evento. Da decenni”. Esordisce così Luca Mercalli, uno dei climatologi più celebri e stimati del nostro Paese, da sempre in prima linea per quanto riguarda la battaglia climatica. “Negli ultimi anni – prosegue – ci siamo stupìti dopo Vaia, nel 2018, quando erano andati giù tutti gli alberi nelle Dolomiti. Lo abbiamo detto l’anno scorso quando è caduto il ghiaccio della Marmolada. E mi fermo, anche se potrei proseguire ancora molto a lungo…”.
Secondo lei perché questo accade?
Perché non vogliamo prendere in mano una questione che implica la nostra responsabilità personale. Il cambiamento climatico è frutto delle attività umane, compreso quello che facciamo ogni giorno: la benzina che bruciamo nella nostra macchina, il riscaldamento di casa, il viaggio aereo delle vacanze, ciò che mettiamo nel menù, i nostri sogni di moda, quanti vestiti vogliamo cambiare all’anno. É tutto questo che fa il cambiamento climatico perché consuma energia, consuma petrolio, consuma carbone, produce rifiuti. E allora quando si arriva a toccare la sfera delle nostre decisioni personali, improvvisamente tutti girano la faccia dall’altra parte e finisce il dibattito.
Secondo lei questo accade perché ci deresponsabilizziamo consciamente al fine di non prendere decisioni, perché pensiamo che le decisioni debbano essere prese dall’alto, perché abbiamo visto cadere nel vuoto le proteste dei giovani attivisti? Insomma: perché?
Forse è un mix di tutto quello che lei ha detto. Da un lato abbiamo fastidio a metterci in gioco personalmente, dall’altro pensiamo che a gestire le questioni dovrebbero essere i Governi. Si sente sempre dire: “È la Cina che inquina! Sono gli Stati Uniti! Noi qui che cosa facciamo? Cioè siamo pochi e quindi il nostro impegno conta poco…”, ma questo è un modo per deresponsabilizzarsi. Alla fine i grandi problemi del mondo derivano dalla somma dei comportamenti di miliardi di persone. E noi italiani, anche se siamo pochi, abbiamo sempre un ruolo.