20 Ott
Non è passato molto tempo da quando i batteri ed altri microrganismi che vivevano sopra e dentro di noi, il nostro microbiota (batteri, miceti, protozoi e virus), su tutte le superfici a contatto con ambiente esterno, era visto come una sorta di raccolta prevalentemente opportunistica di microbi che aveva semplicemente trovato una comoda nicchia ambientale in cui vivere. Abbiamo ora capito che i nostri microrganismi svolgono ruoli fondamentali per la nostra salute e il nostro benessere e che insieme a loro rappresentiamo una sorta di specie unica, un organismo olobionte. I microrganismi simbiotici del nostro intestino svolgono un ruolo fondamentale in numerosi processi, ma ciò che è venuto alla luce solo di recente è quanto profondamente e ampiamente la nostra fisiologia sia intrecciata con i trilioni di cellule microbiche, per la stragrande maggioranza rappresentate da batteri, che beneficamente portiamo nel nostro tubo digerente.
Un’area di ricerca scientifica particolarmente intensa è quella che nel contesto dell’asse intestino-cervello studia l’impatto dei metaboliti rilasciati dal microbiota intestinale sulla salute e sulle malattie psichiatriche e neurologiche. Sebbene ancora non completamente chiariti, i meccanismi di trasmissione dei segnali molecolari dai batteri al cervello sono complessi e chiamano in causa vie neurali, endocrine, immunitarie e metaboliche che si articolano lungo l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Inizialmente, in un modello di depressione sui roditori è stato dimostrato che il microbiota intestinale era alterato. Questa osservazione è stata poi replicata in pazienti con disturbi psichiatrici come depressione e ansia che mostrano una ridotta diversità microbica enterica. Inoltre, si è anche visto che quando i roditori ricevono un trapianto di microbiota da un paziente depresso, il loro comportamento si altera, così come il metabolismo del triptofano, degli acidi grassi a catena corta, degli aminoacidi ramificati e degli acidi biliari e lo stato immunitario…
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