01 Giu
Tratto dal numero di maggio di “Professione Sanità”
Alimentazione e Covid. Tra i tanti cambiamenti in epoca Covid ci sono anche lo stile di vita e le scelte alimentari. Siamo tutti stati in qualche modo costretti bruscamente a cambiare il nostro assetto per ritrovare un nuovo equilibrio. Se questo nuovo stato sia migliorativo o meno del nostro modo di nutrirci dipende anche dalla nostra serenità e dal nostro stato psichico.
Famiglie che prima si incontravano poche ore al giorno, hanno dovuto rieducarsi alla convivialità. Hanno dovuto riorganizzare spazi e tempi per il “nuovo nucleo” che condivide il quotidiano. Diametralmente opposta la condizione di individui che si sono trovati soli nella quotidianità. Coloro che per scelta o condizione vivono da single. Per loro gli spazi e probabilmente anche i tempi si sono dilatati.
Tra le poche concessioni di questi mesi di domiciliazione forzata, di fatto il cibo ha costituito l’unica deroga. I supermercati e gli alimentari, distributori di generi di prima necessità, l’unica via di uscita necessaria. Di qui, dimostrato dalla scomparsa dagli scaffali di lievito e farina divenuti ad un certo punto introvabili, la necessità e la voglia di ristoro attraverso il cibo. L’atto nutritivo per tanto è divenuto un riempitivo, un passatempo, un modo per consolarsi e gratificarsi, per ritrovarsi e per evadere. Il tempo dedicato in casa alla cucina è aumentato e con questo la complessità della preparazione dei pasti. Si sperimentano ricette e si attinge alla tradizione. Diminuisce l’utilizzo di cibo precotto a favore del fatto in casa.
Anche il modo in cui si fa la spesa è mediamente più abbondante, con maxi-scorte di fatto ingiustificate. L’immagine di ritorno è quello di un nuovo equilibrio ritrovato con un effetto boomerang importante. L’incremento di sovrappeso e obesità indotto da iperalimentazione e ridotto accesso alle strutture sportive e talvolta agli stessi parchi…