12 Ott
Per la prima volta si è riusciti a coltivare e invecchiare in laboratorio dei neuroni umani ricavati dalla pelle. Il merito va ad un gruppo di ricercatori del Salk Institute che, in questo modo offrono un eccezionale banco di prova per studiare malattie neurodegenerative legate all’invecchiamento, come Alzheimer e Parkinson, e per sperimentare farmaci. La grande particolarità dello studio, descritto su Cell Stem Cell, sta nel fatto che i neuroni ricavati hanno caratteristiche genetiche che riflettono l’età del paziente.
”Per la prima volta abbiamo dimostrato che non solo l’identità genetica specifica di una persona, ma anche i segni legati all’invecchiamento possono essere studiati in laboratorio su neuroni umani viventi”, osserva Fred Gage, coordinatore dello studio. Finora, infatti, chi si è occupato di invecchiamento si è affidato a moscerini, vermi e topi. Più recentemente si è riusciti a prendere delle cellule dai pazienti e a riprogrammarle, trasformandole in cellule staminali pluripotenti (ipsc), che possono essere propagate per generare cellule cerebrali in numero sufficiente per sperimentazioni.
Ma il problema di queste cellule è che presentano le caratteristiche proprie dei primi stadi dello sviluppo embrionale e quindi l’età vera del paziente viene azzerata, lasciando dei neuroni ringiovaniti. In questo caso invece i ricercatori hanno prelevato le cellule della pelle di 19 persone di età compresa fra 1 a 89 anni e le hanno riprogrammate per trasformarle in neuroni. Quindi hanno confrontato i neuroni così ottenuti con quelli prelevati da autopsie. Il confronto ha permesso di individuare le caratteristiche dei neuroni delle persone più anziane. Ora, la speranza, per i ricercatori, è che la stessa tecnica si possa utilizzare per studiare i cambiamenti indotti dall’invecchiamento in altri tessuti, come quelli di fegato e cuore.