14 Set
I dati, per quanto a volte lacunosi, sono come sempre un ottimo indicatore per capire l’andamento di un fenomeno. E il fatto che nei primi sei mesi del 2023 ci siano state oltre 3.700 le richieste d’aiuto raccolte da Telefono Amico Italia per gestire pensieri suicidi, è qualcosa che deve far riflettere. Il dato, peraltro, è superiore del 37% rispetto al primo semestre del 2022. «Se poi si pensa che il 29% degli Sos arriva da under 26, il problema assume un rilievo ancora più allarmante», spiega il professor Maurizio Pompili. Tra i massimi esperti a livello internazionale nell’ambito del suicidio, Pompili è professore ordinario di Psichiatria presso la facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma, e direttore UOC di Psichiatria, Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea, Roma. Fa parte dell’International Association for Suicide Prevention (IASP). Ha ricevuto lo Shneidman Award 2008 dell’American Association of Suicidology per “Contributi eccezionali nella ricerca in suicidologia”. «Bisogna precisare che il suicidio è presente in tutte le fasce d’età, con una tendenza a crescere con l’aumento degli anni. Per entrambi i generi, dunque, la mortalità per suicidio cresce all’aumentare dell’età. Ma ciò che sorprende è – negli ultimi 50 anni circa – l’aumento proporzionalmente maggiore dei suicidi nelle fasce giovanili. Tanto che, nella fascia 15-29 anni, il suicidio è la terza causa di morte a livello globale».
Minori più a rischio, insomma. Perché secondo lei?
A riguardo ci sono varie teorie, in realtà. Certamente può incidere in alcuni casi l’abuso di alcol o quello di sostanze stupefacenti. E poi c’è un altro fattore non trascurabile: i cambiamenti socio-culturali che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. In alcuni casi i giovani si spingono verso esperienze tipiche dell’età adulta, più complesse e che necessitano di una crescita proporzionale.
Inoltre cambiamenti o eventi emotivamente importanti possono a volte essere enfatizzati e difficili da gestire perché in giovane età si sta ancora completando la maturazione affettiva.
In che senso?
Le emozioni nella fase adolescenziale sono impetuose, spesso incontrollabili. E, quando questo accade, possono prendere il sopravvento, specie in momenti di pesante sconforto. Solo con l’età e la maturità si impara a controllare e “razionalizzare” le emozioni. E dunque fare esperienze già “da adulti” espone i più piccoli a vivere emozioni forti e, come detto, impetuose…