11 Lug
E’ stata presentata alla Conferenza internazionale della Alzheimer’s Association in corso a Washington la molecola solanezumab, i cui effetti, come riporta la Bbc, potrebbero ritardare la progressione dell’Alzheimer fino al 34%.
I risultati sono stati accolti con “cauto ottimismo”, in attesa di una nuova fase di sperimentazione che si svolgerà il prossimo anno e che dovrebbe portare ad una conferma definitiva dell’efficacia del farmaco.
I ricercatori hanno spiegato che la morte delle cellule cerebrali nei pazienti affetti da Alzheimer è attualmente inarrestabile, ma la nuova molecola “potrebbe essere in grado di mantenerle vive”. Naturalmente il condizionale è d’obbligo, anche se le terapie attualmente disponibili agiscono sui sintomi della demenza, aiutando le cellule cerebrali morenti a funzionare. La nuova molecola, al contrario, attacca le proteine deviate che si formano nel cervello colpito da Alzheimer. Una prima sperimentazione della molecola nel 2012 sembrò portare a un fallimento, successivamente però i ricercatori hanno raccolto elementi che indicavano la possibile efficacia della molecola su pazienti allo stadio iniziale della malattia. Da qui la decisione di prolungare la sperimentazione, che ha portato ai risultati positivi presentati oggi. È stato dimostrato che i pazienti che hanno assunto il farmaco più a lungo hanno avuto i maggiori benefici. “Se questi risultati saranno replicati – ha commentato Eric Karran, direttore Ricerca dell’Alzheimer’s Research UK – allora penso che si tratterà di un grandissimo passo avanti nella Ricerca sull’Alzheimer e per la prima volta la comunità medica potrà dire di essere in grado di rallentare la malattia, il che rappresenta un incredibile avanzamento”.