02 Lug
Un importante lavoro firmato da Donatella Marazziti, membro del nostro Comitato Scientifico, riflette sugli sviluppi delle terapie riguardanti il disturbo ossessivo-compulsivo.
Lo studio analizza il periodo che parte dalla metà degli anni Ottanta, quando si è verificata una rivoluzione nel modo in cui i medici si sono avvicinati al trattamento farmacologico del disturbo ossessivo-compulsivo (OCD). All’epoca, i medici adottarono infatti l’uso di serotonina (5-HT), inibitore del re-uptake, come valida opzione di trattamento appena fu dimostrato che i pazienti OCD avevano risposto specificamente al 5-HT in circa il 60% dei casi complessivi.
Prove che suggeriscono un ruolo per i composti serotoninergici in OCD sono state ulteriormente fornite con sempre maggiore evidenza negli anni successivi.
Da allora, sono stati proposti un certo numero di diversi composti che modulano più o meno direttamente il sistema 5-HT, anche se altri obiettivi terapeutici sono stati considerati. Purtroppo, nonostante il progresso scientifico nella comprensione del disturbo ossessivo-compulsivo, alcune delle proposte di trattamento avanzate anni fa non hanno mai raggiunto un’evoluzione.
Lo scopo di questo lavoro è quello di riflettere e commentare le possibili ragioni che avrebbero potuto portare a trascurare o scartare questi farmaci, che avrebbero potuto essere efficaci nel trattamento di OCD, dalle terapie specifiche.
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